Il divorzio dei genitori non può essere una scusa per gli atti di bullismo di un minore. È quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, in merito al caso di un giovane piemontese accusato di aver graffiato la carrozzeria di una BMW e di aver minacciato la proprietaria dell’auto. Mentre i giudici di primo e di secondo grado, ritenendo il ragazzo non capace di intendere e di volere perché traumatizzato dal divorzio dei genitori, avevano deciso per il non luogo a procedere. Dopo il ricorso del Procuratore generale di Torino, la Corte di Cassazione ha ribaltato però i due verdetti, affermando che per verificare l’incapacità di intendere e di volere è necessario “l’accertamento di un’infermità di natura e intensità tali da compromettere i processi conoscitivi, valutativi e volitivi del soggetto”. La Cassazione ha quindi ritenuto che anche se un forte disagio e dolore possono portare a atti di violenza, non determinano però, in assenza di patologie mentali, l’incapacità del soggetto di comprendere che sta commettendo un gesto violento.