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Il caso dell’infedele Klara fa discutere

 

Un convegno e un sondaggio, pareri di psicologi e testimonianze di investigatori privati, scrittori, attrici e persino una trascinante performance affabulatoria di Alessandro Bergonzoni. Il nuovo film di Roberto FaenzaIl caso dell’infedele Klara, una storia d’ossessione amorosa ispirata al romanzo di Michal Viewegh (considerato da alcuni l’erede di Kundera e Hrabal), ambientata a Praga, interpretata da Claudio Santamaria e Laura Chiatti, non è un film qualunque. Il tema che tocca, quella della gelosia, è così universale e condiviso da richiamare un folla di curiosi di tutte le età alla Casa del Cinema per il Jealousy Day. Un incontro che sarà replicato a Milano e Palermo per parlare anche di moda e di delitti d’onore.

Intanto da una ricerca condotta su 900 ragazzi dai 16 ai 21 anni in tre istituti di Cuneo, Palermo e Roma, scopriamo che il 65% degli intervistati si dichiara geloso, il 30% ritiene la gelosia positiva, il 48% ha verificato che i suoi sospetti erano fondati. Ma come si fa a verificarli? Controllando sms e telefonate (39,8%) ma anche i profili nei social network (22,3%). Poi molti, specie tra i più adulti, vanno oltre. Così il detective Elio Petroni – fortemente impegnato sul campo – rivela che nel 98% dei casi pedinamenti e appostamenti confermano il tradimento, “anche se sono molti i clienti che preferiscono non venire a ritirare le foto compromettenti e quasi tutti perdonano”. Avere la conferma che i propri sospetti non sono follia è già un bel passo avanti.

Anche nel film di Roberto Faenza, che sarà nelle sale il 27 marzo con Medusa, c’è un investigatore (Iain Glen) ingaggiato dal protagonista per controllare la fidanzata Klara, bella studentessa di storia dell’arte che intrattiene un’amicizia intensa con Pavel, suo tutor all’università. Il detective distilla perle di saggezza: “La gelosia è la tassa che si paga per essere amati” oppure “Non c’è uomo senza scarpe e non c’è amore senza bugie”, ma poi occulta gli indizi, fin troppo coinvolto nel triangolo che lo porterà fino a Venezia. “Ho cercato la leggerezza del gioco, ispirandomi a El di Luis Bunuel, dove alla fine il geloso viene rinchiuso in manicomio. Ma sono convinto che la gelosia non sia un cattivo sentimento e che ci riveli aspetti importanti di noi stessi”, racconta il regista. Sul potere liberatorio di questo sentimento ancestrale – che può segnalare aspetti repressi della nostra personalità – concorda lo psichiatra Raffaele Morelli, mentre per Laura Chiatti – che nel film si concede una scena di nudo già molto chiacchierata – è una malattia che spesso porta all’autodistruzione del rapporto, ma una malattia inevitabile per chi la prova. “Io sono molto gelosa e se il mio partner non lo è mi sembra che in lui manchi il desiderio”. Mentre Claudio Santamaria, che si confessa fortemente affetto da questo diffusissimo vizio, arriva a dire: “Se non sei geloso, non ami più, l’importante però è metterci un po’ di ironia”

Spesso è proprio la gelosia morbosa a spingere l’altro al tradimento. Come nel caso di una tranquilla signora scozzese, una certa Mary Borges, a cui il marito, che la trascurava completamente, cominciò a inviare fiori e cioccolatini firmandosi Miki fino a darle un appuntamento segreto in un alberghetto. Quando lei si presentò al convegno amoroso, la uccise per poi togliersi la vita. Una storia vera raccontata dal criminologo e scrittore Donato Carrisi. L’ansia di controllo e il bisogno di esercitare un potere assoluto tipica di un certo tipo di gelosia sono analizzate da Pier Luigi Celli, ex direttore generale della Rai e autore del libro “Comandare è fottere”. Per Celli l’uomo più geloso in assoluto è il dittatore e la fedeltà, in un’azienda, non è mai un valore. Infine la parola passa agli artisti.  Chiara Gamberale cita Proust e la sua Albertine, Giorgio Montefoschi ricorre alla nozione di voyeurismo, che applica anche allo stupro della Caffarella, con il fidanzato costretto ad assistere alla violenza in una sorta di stupro dell’anima, Piera Degli Esposti ricorre all’infallibile Shakespeare: “La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che si prende gioco della carne di cui si nutre”. E Bergonzoni parla di do-veri. “Dov’eri quando ti ho cercata?”.

 

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